la settimana dopo

E’ passata una settimana dalla conferenza in Regione anche se a me pare passata una vita e pare che questa vita io l’abbia passata correndo controvoglia e contromano sopra a un tapis roulant.

Sono arrivata al giorno della conferenza che ero davvero provata. Per quanto avessi cercato di farmi scivolare addosso gli articoli e le critiche non era stato affatto facile. Gli “uomini bruti” erano riusciti nel loro intento di mettermi ansia e a tratti anche di scoraggiarmi.

Dovete sapere che tutto ciò che è stato scritto, dal chiamarmi”Blog Star” di Mr A., al dire che il nostro intento è quello di far diventare i nostri bambini dei pervertiti, non mi manda in crisi. Non mi sento colpita nel mio ruolo di madre e di donna. Io mi sento assolutamente in pace con me stessa. Ho la coscienza talmente pulita che non mi toccano certe parole e mi sento talmente poco star che certe cose mi fanno sorridere e basta. Quello che invece mi manda in crisi è toccare con mano l’assurdità di questo mondo, un mondo in cui ci si può creare una realtà fittizia costruita sul nulla, e venderla al prossimo come vera. Un mondo in cui non contano buon senso, studi, direttive internazionali perché chi vuole il potere si venderebbe l’anima al diavolo pur di ottenere consensi e non gli importerebbe di aver ottenuto quel potere con l’inganno e con la bugia.

Quei personaggi/genitori/politici che criticano noi, sono gli stessi che spesso vedo passeggiare per le vie di Cortina con la tata che cura i loro figli h24, che costringono nel 2017 i propri bambini a fare catechismo perché tutti lo fanno (quando le classi sono talmente multietniche da non capire bene chi intendano per “tutti”), che vedono i propri figli se va bene 2 ore la sera col cellulare in mano mentre i piccoli guardano la tele o giocano al tablet. Ma non voglio fare come loro. Non voglio giudicare chi non conosco. Mettiamo anche che tutti questi siano genitori modello. Mettiamo che riescano a passare del buon tempo di qualità coi loro figli e che riescano a crescere futuri adulti sereni e indipendenti: non dovrebbero comunque, in un mondo sempre più “globale”, osservare cosa succede fuori dal loro quartiere? Spesso infatti accade che non si voglia sapere non cosa succede in un altro paese, ma addirittura nella periferia della propria città crescendo dei figli che sono destinati a essere dei pesci fuor d’acqua che non sapranno poi confrontarsi con una realtà che è molto diversa da quella in cui hanno vissuto. Inoltre, se non vogliamo parlare di figli, bensì di popolazione votante, non vogliono questi politici rappresentare la popolazione vera? La popolazione vera è fatta da mille colori e intestardirsi su un colore unico è fatto destinato a morte certa.

Nessuno dei “contrari” è venuto ad ascoltare quello che avevamo da dire. Nessuno si è messo in gioco per capire. Nessuno ha mai scritto direttamente a me. Non che la cosa mi dispiaccia, anzi. Ma mi domando perché. Io se fossi stata a Firenze sarei andata a sentire la conferenza creata al volo per contrastare la nostra “Giù le mani dai bambini”, perché sarei stata curiosa di sapere quali sarebbero state le loro idee. Io andrei a parlare con Marco Stella per esempio, mi piacerebbe confrontarmi con lui. Ti ricordi, Marco, le gite scolastiche e i pomeriggi passati dalla Gaia o quando tu e Francesco D.A. siete venuti a casa mia a portarmi quella lettera d’amore? Come è possibile che la vita ci porti così lontano o poi ci costringa in gabbie così asfissianti? Perché diventiamo schiavi di visioni così chiuse e intransigenti?

A tratti mi sento davvero come si dovevano sentire coloro che sostenevano la rotondità della terra di fronte a quelli che  sostenevano che fosse piatta. Voglio dire, potrei sembrare presuntuosa, ma noi abbiamo talmente, chiaramente, indiscutibilmente ragione, che la discussione nemmeno si presenta. Ma sono disposta a mostrare e dimostrare i nostri perché. Non dico “è così e chi non è con noi è un cretino”. Dico: “chi non è con noi semplicemente ancora non sa. Ma saprà”.

Ma quanti sono disposti a sapere? Quanti portano in sé il seme della curiosità che porta a una più approfondita conoscenza?

Con mio grandissimo rammarico alla conferenza non c’era quasi nessuno dei miei amici, nessuno dei genitori delle varie classe frequentate dai miei figli nel corso degli anni, nessuno dei miei amici “di gioventù”, nessuno dei miei ex compagni di liceo. Per non far torto a nessuno dico che c’erano 1+2+1+2  persone appartenenti in qualche modo alla mia vita. Fine. Ora: non voglio dire che questo sia un argomento di importanza vitale senza il quale non si campa, né che perché ci sono io tutti debbano accorrere numerosi. Però lo ammetto: un po’ ci sono rimasta male. Sì la sala era affollatissima. Ci hanno dovuto spostare nella sala più grande e alcuni non riuscivano comunque a entrare. E’ vero ci sono state persone che si sono fatte ore di treno solo per venire a conoscermi e sentire che cosa avevamo da dire. Ci sono stati volti del passato che hanno riportato a tempi lontani e non sospetti. E’ stata una bellissima conferenza comunque, ma il viaggio intrapreso è in solitudine. Questo è certo. E se nemmeno chi ci conosce ha la curiosità di ascoltarci, come possiamo pretendere che lo faccia chi addirittura ci osteggia?

Purtroppo viviamo in un mondo in cui ognuno pensa al proprio orticello e se lo può fare anche aiutato da un timer per ridurre al meno la propria fatica tanto meglio. Non esistono più le battaglie comuni, la difesa del prossimo, gli ideali, il senso della giustizia. Ognuno per sé e ognuno per sé male. Ed è proprio in questo senso di solitudine e abbandono che poi fanno breccia le nuove destre che si offrono di risolvere i problemi col miracolo del botulino.

Credo comunque che la conferenza sia stata assolutamente fantastica. Le famiglie sono state bravissime nel prendersi in carico le lettere che avevo scelto da rendere pubbliche. E’ stato emozionante. E il pianto che irrompeva prepotente non era dovuto alla difficoltà della situazione ma alla tensione che questa società ci mette addosso e alla commozione di avere una platea tanto numerosa accorsa ad ascoltarci. Vedere la commozione negli occhi di tutti è stata una emozione. Capire come arrivavamo al cuore, ci ha dato la speranza che presto le cose possano cambiare.

Altra impressione, devo ammetterlo, mi ha fatto l’intervento di Careggi, con la fredda descrizione di organi genitali, esperimenti sulle scimmie, dati statistici e descrizioni patologizzanti ecc. In un mondo in cui moltissimi Stati non considerano più la disforia di genere una patologia e con la prospettiva imminente dell’esclusione della stessa dal DSM nel maggio 2018, con l’OMS che obbliga a non trattare nessuna persona transgender come un malato, noi rimaniamo arroccati alle vecchie credenze pur di non perdere i fondi. Se solo si iniziasse tutti insieme a muoverci nella stessa direzione si andrebbe davvero molto più lontano e molto più velocemente. E con molti più fondi, credo io.

Fantastici gli interventi di Michela Mariotto e di Alice Troise che per fortuna hanno ridato legittimità al soggetto.

Altrettanto fantastici gli interventi spontanei e un grazie e enorme ai maestri dei miei figli, Cristina e Riccardo, che mi hanno veramente fatto felice con la loro presenza e con le loro parole.

Adesso si riparte più forti e più sicuri con tanti progetti e il nostro gruppo che cresce.

 

 

 

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