Siamo strati di vita

Ieri la mia giornata è iniziata in maniera abbastanza difficile con un bombardamento di Michela Murgia. Non lei ma la sua intervista, la sua parole, che rimbalzava su tutti i social ma soprattutto in ogni parte del mio corpo.

Tengo dentro di me molte morti che hanno plasmato la mia persona e la mia ironia. La morte a me è una delle cose che rende più viva. Ciò nonostante a volte, come ieri, riaffiora tutta la fatica di aver forse dovuto andarci a braccetto troppo presto.

Ieri per un attimo mi sono persa o forse ritrovata. Ho pensato al dono bellissimo di una donna che racconta una cosa così difficile in una maniera tanto bella. Mi sono sentita egoista perché la sua storia mi ha riportato alla mia. Mi sono domandata se fosse empatia… ma no, secondo me era egoismo. Perché non puoi pensare a te in un momento così. Ho preso dalle sue parole per curare ferite che fingo di non avere. Ma forse questo era anche quello che lei desiderava succedesse, non so.

Ho cercato di tornare cinica e sarcastica invece mi veniva solo da dire a chi voglio bene che gli voglio bene, perché la vita è una e bisogna viverla ora.

Poi la sera una bellissima cena in un bellissimo ristorante con spettacolo di Drag Queens. “Siete il marcio della società”, esordisce Liz Dust. Eronicamente. Perchè effettivamente questo è quanto si pensa. Mi guardo intorno. Persone di ogni età e di ogni tipo, felici, ascoltano le parole e le canzoni di queste “produttrici di intelligenza”. “Mica crederete che queste facce siano vere? Mica siamo persone serie…. È tutto uno show, perché la cosa corretta è essere rassicurati dalla scatola in cui ognuno di noi sta” continua Liz Dust facendo intendere tutto il contrario: lo show è tutto quello fuori. Penso che in quel momento stiamo assistendo a una cosa illegale in alcuni stati degli Stati Uniti. Penso all’immensa fortuna che ho avuto a non essere rimasta nella mia scatola. Una signora di 86 anni festeggia il suo compleanno. Una signora nata nel 1937. Come mia madre. Una signora che ha vissuto le guerre, il franchismo, la povertà, essere donna con una dittatura che nel migliore dei casi vietava alle donne anche di prendere la patente… Una signora che ha saputo crescere oltre ciò che avrebbe potuto essere.

Di colpo mi vedo come quelle rocce sedimentarie a strati, che più strati si aggiungono più forti e belle diventano, ma che col tempo prendono anche tante forme plasmandosi al passaggio del vento e dell’acqua, come l’ Antelope Canyon, che ancora non ho visto ma che voglio assolutamente vedere appena i miei figli avranno i loro documenti e avremo la libertà di viaggiare.

La vita è una sola, ma abbiamo mille modi per poterla vivere. La vita è una potenza in potenza ed è una lezione continua anche nelle cose apparentemente più tragiche. Possiamo trasformarla come vogliamo, cogliendo occasioni, ascoltando con orecchie ben aperte, osservando al di là dell’apparenza, godendo di ogni singolo istante, guardando l’altra persona, tenendo sempre in pugno la verità e non scoraggiandoci se ogni tanto la perdiamo o se la nostra verità cambia. Anche da quello possiamo imparare. Le verità sono moltissime e la bellezza infinita.

Ieri sera quelle regine mi hanno mostrato in maniera plastica che non esiste una fine e un inizio, che non può esistere una sola definizione. Siamo una costruzione continua. Ieri sera ho costruito un altro pezzo di me. Ed è questa costruzione continua che ci aiuta anche a poter lasciare questa vita con amore e lucidità. Perché l’importante è averla vissuta tutta in suo ogni singolo istante, ascoltando oltre le parole, guardano oltre le immagini.