“Fate attenzione alle paure: rubano i sogni” ho letto qualche giorno fa sul gruppo di Lightworkers di cui cerco di fare parte a distanza. Ho pensato subito alla mia più banale paura e cioè quella di volare che mi impedisce di andare nei miei posti del cuore. Poi ho pensato che tutto sommato sono fortunata perché ci sono paure molto più profonde che ci impediscono letteralmente di vivere e sopratutto di far vivere gli altri.
Mi sento circondata di paura quando penso ai bambini transgender in Italia. Sento la paura che circonda tutti. A volte noi genitori ci ritroviamo per quel attimo di sconforto che ci fa cercare un dialogo con chi ci capisce per poi ripiombare ognuno nel proprio mondo solitario.
Siamo preoccupati per i nostri figli.
Siamo preoccupati per il loro futuro.
Siamo preoccupati di cosa pensa la gente.
Siamo preoccupati.
NOI siamo preoccupati.
E i veri protagonisti della storia cosa sono?
Loro danzano felici con le loro gonne di tulle, cerchietto in testa o capello corto inseguendo un pallone. Nessuna delle nostre preoccupazioni é loro. Sono tutte nostre.
Finché non saremo tutti noi adulti a predisporci con un animo diverso nulla cambierà.
L’altro giorno ho letto un passaggio molto significatico nel libro “Beyond Magenta” di Susan Kuklin, un libro in cui adolescenti transgender raccontano la loro storia. Uno di questi ragazzi raccontava la disperazione dei genitori di fronte al suo cambio di genere.
“I miei genitori per tutta la vita mi avevano guardato e avevano visto un genere e non una persona. Perché adesso il mio genere cambiava ma io ero sempre lo stesso, sempre la stessa persona che loro avevano messo al mondo”
Le persone non sono “generi”, non sono ciò che noi ci aspettiamo. Sono quello che sono. E’ questo ciò che dobbiamo capire.
Non sarà il mio blog a cambiare le cose se il mio blog non diventerà il blog di tutti. Io non ho mai avuto un gran senso del possesso. Né un gran piacere nell’apparire. La battaglia che ho intrapreso non dovrebbe essere nemmeno una battaglia perché nella mia testa in realtà noi abbiamo già vinto. Perché noi portiamo la verità e gli altri portano la paura. Anche se apparentemente sembra il contrario. Come mi ha insegnato una mia maestra: la paura é il contrario dell’amore. E forse l’avevo già scritto. Ma ogni giorno me ne convinco di più. Questo vale sia per chi ha paura del diverso, sia per chi ha paura di chi ha paura del diverso.
Quando qualche giorno fa una mamma, sentendomi un po’ giù mi ha chiesto ‘ma tu di cosa avresti bisogno?’ Io sono stata brava, credo, a nascondere il fatto che la domanda suscitasse quasi un singhiozzo di pianto. E perché una domanda apparentemente così semplice ha causato una reazione così? Perché troppo spesso non ci chiediamo di cosa abbiamo bisogno e troppo spesso non lo chiediamo agli altri. É normale invece sentirsi soli ed é normale aver bisogno degli altri. Non vi é alcun disonore.
Ecco quindi che sono qui ufficialmente a chiedere l’aiuto di tutti. Tutti i genitori di bimbi in rosa, di bimbe in blu, di bimbi in viola, di bimbi alti, bassi, magri, grassi, iper, under….tutti i genitori di tutti i bambini ma anche i non genitori…cerchiamo di correre meno tra violino e inglese e yoga infantile e flauto traverso, la riunione d’azienda e la partita di tennis e insieme cerchiamo di gettare le basi per un futuro migliore senza le paure che ci tolgono i sogni. I bambini sono creature felici. Cerchiamo ti prendere energia e ispirazione da loro e non da chi invece cerca di avvelenare chi gli sta intorno attraverso odio e rifiuto. Raccontiamo le storie belle, quelle che parlano di comprensione e amore. Non rimbalziamo solo gli atti di odio. L’odio e il rifiuto generano odio e rifiuto. L’amore e la comprensione generano amore e comprensione. É qui che ce la dobbiamo giocare. É vero che dobbiamo rendere consapevoli tutti delle cose brutte che avvengono ma dobbiamo anche rendere tutti consapevoli di quelle belle che ci sono.
Mi piacerebbe che ognuno mi raccontasse una cosa sua, una esperienza bella di amore semplice. Mi piacerebbe che chiunque se la sentisse prendesse la mail qui sotto del mio blog e mi raccontasse una storia. Siamo troppo abituati a esprimere la rabbia invece che l’amore. É molto più semplice arrabbiarsi e raccontare cosa ci ha fatto arrabbiare e molto poco invece a dire cosa ci ha fatto stare bene. Sta diventando quasi un disonore essere positivi. Per dimostrare che siamo bravi sul lavoro dobbiamo sottolineare le estenuanti ore che dedichiamo a ciò che dobbiamo fare, dobbiamo raccontare dei colleghi odiosi, dei capi sfruttatori perché se diciamo che invece amiamo il nostro lavoro pare che non lavoriamo. Se non diciamo che siamo stanchi pare che non viviamo. Se non ci lamentiamo della vita difficile siamo dei nulla facenti. Non é così. Chi é in grado di vedere il bello non é ‘fortunato’ é semplicemente una persona positiva, una persona che combatte come le altre e forse di più e travalica ogni difficoltà. Non vi é alcun disonore nell’esprimere serenità.
É vero: là fuori ci sono tante persone non belle, ma ce ne sono tante fantastiche. Raccontiamole. Assorbiamo e rimbalziamo le emozioni positive che queste persone ci danno. E cerchiamo di farlo tutti insieme perché così riusciremo a cambiare qualcosa. E i bambini cambieranno il mondo. Se glielo permetteremo.
3 thoughts on “S.O.S”
Ciao. Mio figlio più grande è un ragazzo Asperger. Negli anni (buii) dell’adolescenza un giorno mi raccontò l’ennesimobatto di bullismo a scuola. Io mi arrabbiai con lui per la sua incapacità di reagire,prima di capire che la mia era solo una reazione dettata dalla paura. Allora mi chiesi come avrebbe fatto ad avere fiducia in se stesso se io, sua madre, reagivo così, come se lui fosse un incapace. Sono passati anni e anche se sta ancora cercando la sua strada ora scrive questo…
Ieri mattina osservando la neve dalla finestra ho avuto uno spunto sulla diversità : osservo la neve e cerco di vedere se ogni fiocco si distingua dagli altri o se siano tutti.uguali. Per un attimo.immagino di essere un fiocco diverso da tutti gli altri che non rispetta le leggi della natura e non si fa trasportare dal vento, ma vado dove voglio, e mi sono detto :” sii un fiocco di neve che non ha paura di cadere su ignote superfici, ma sii orgoglioso di essere un esploratore dei cieli che si apre sempre a nuovi mondi senza uniformarti agli altri fiocchi.” Quindi siate orgogliosi se siete diversi.
grazie monica del bellissimo messaggio!
Eccomi. Credo di essere la mamma della domanda. Ma che importa.
Prendo questo spazio perché giovedì devo parlare della paura ad un meeting buddhista. E ho trovato questo meraviglioso intervento che ben esprime il momento che sto vivendo. Così è stato facile inanellare le mie riflessioni, formulare gli incoraggiamenti, interpretare le scritture.
Ho vissuto lunghi giorni intrappolata nelle mie paure: lì, tutte insieme a pungolarmi senza tregua. E poi la risposta:”La paura è il contrario dell’amore.” E sì, perché l’amore non immobilizza. L’amore è movimento, danza verso l’esterno, apertura, coinvolgimento, curiosità, accoglienza.
E allora voglio scrivere quello che un piccolo monaco buddhista, molti secoli fa, esiliato nella sconosciuta isola Sado, diceva ai suoi discepoli.
Lettera ad Akimoto
«Parlar chiaro, senza paura e senza tirarsi indietro davanti alla società – questo è ciò che intende il sutra quando afferma: “Senza curarci dei nostri corpi o delle nostre vite, avremo a cuore solo la via suprema” […] Il motivo per cui, da innumerevoli kalpa passati sino a ora, non sei riuscito a ottenere la Buddità è che, quando si è verificata una situazione come questa, hai avuto troppa paura di parlare. E lo stesso sarà valido anche nel futuro»
Mi sto rafforzando e, dunque, rasserenando, per affrontare momenti in cui bisognerà non avere paura di parlare, denunciare, informare. Senza perdere la gentilezza, possibilmente!