Le due facce della stessa medaglia.
E’ quasi traumatico per me rendermi conto quotidianamente della differenza di trattamento che subiscono le persone trans in Italia rispetto a molti altri paesi in cui il rispetto della persona viene al primo posto.
La differenza non sta solo nelle procedure che in Italia sono obsolete, estenuanti e assolutamente patologizzanti ma nelle stesse informazioni messe a disposizione delle persone che spesso si trovano sole e tremendamente spaventate da ciò che le aspetta. Ogni step del percorso viene presentato come qualcosa di “pericoloso” di cui stare attenti, di cui ci si potrebbe pentire. Questo crea uno stato di ansia che si stratifica sopra gli altri stati di ansia già presenti che fanno spesso vivere le persone nell’angoscia. Persone che già si trovano spesso sole e non supportate da famigliari.
Per questo voglio raccontarvi come lo psicologo/sessuologo che si occupa delle persone trans nella Comunità Valenciana mi ha descritto il percorso di transizione medica delle persone FtM (gli uomini biologicamente femmine).
Ho pensato di fargli le domande più semplici per capire per bene il loro approccio e passarlo a voi nella speranza che possa tranquillizzare chi vive la cosa con grande angoscia.
Mi reco, circa dieci giorni fa, presso il centro di salute. L’appuntamento è alle 14. Non c’è quasi nessuno poiché il centro a quell’ora chiude ma il medico mi ha dato un appuntamento lo stesso.
L’ambiente è assolutamente rilassato e accogliente. I poster sui muri dicono: “L’identità di genere è un diritto, non un processo”, “L’dentità trans ci include tutti”. L’immagine di un neonato è accompagnata da “Che sia lesbica, o che sia gay, che sia trans , che sia bisessuale, o che sia a volte eterosessuale, il dovere della famiglia, della sanità e del sistema educativo, è accompagnarl* nel completo sviluppo di se stess*”.
Arriva il medico tutto tranquillo e saluta.
Entro e mi siedo.
– “Ecco mi puoi spiegare per bene come è il percorso medico per un uomo biologicamente femmina?” chiedo
Lì ci si dà sempre tutti del tu, il che pone le persone allo stesso livello senza sentimenti di soggezione o atteggiamenti di superiorità. Il medico è a disposizione del paziente. Pare una sciocchezza ma non lo è affatto.
Il dottore prende un foglio A4 con uno schemino facile facile in cui in pochi semplici punti ci sono i cambiamenti fisici cui porta la terapia col testosterone. Nulla di fantascientifico o incomprensibile o allarmante:
Il dottore dice: “Nel primo/secondo mese di testosterone iniziano l’abbassamento della voce e la crescita del clitoride. Ecco questi sono i cambiamenti irreversibili. Che se poi, la persona, volesse sospendere la terapia non potrà eliminare, se non con la chirurgia certo. Normalmente il testosterone viene somministrato con una iniezione ogni 21 giorni. Sennò c’è anche il gel.”
“É vero che il gel é più leggero da usare e porta a cambiamenti più lenti?”
“In realtà no, ma il punto è solo l’assorbimento del medicinale. Con l’iniezione sei sicuro che la dose che devi prendere la prendi. Col gel può capitare che si assorba un po’ meno, che magari sudi, che non hai un assorbimento costante. O magari ti può capitare di dimenticarlo. Invece l’iniezione la fai e per 21 giorni non devi più pensarci.”
“Cosa succede dopo la prima iniezione?”
“Normalmente il ciclo ti viene il primo mese e non torna più e già questo per molti ragazzi/adulti è un bel sollievo. E poi, come dicevo prima, la voce inizia già ad abbassarsi e il clitoride a crescere”
“É vero quello che dicono di clitoridi che crescono parecchi centimetri?”
Il dottore ride: “no non è vero. Cresce ma niente di straordinario. Raramente si arriva ai 2 cm ma normalmente resta intorno al centimetro di crescita.”
“E poi che succede?”
“Nei mesi successivi iniziano a vedersi gli altri cambiamenti: inizia la crescita della peluria sul corpo, la comparsa della barba. Il grasso inizia ad accumularsi in maniera differente. Non più su cosce e sedere ma piuttosto sulla pancia. Inizia a svilupparsi di più la muscolatura. Il testosterone poi fa sentire più energici quindi normalmente le persone si sentono meglio”.
“E dal punto di vista psicologico?”
“In che senso?” domanda il medico
“Mi domando se c’è un impatto psicologico di qualche tipo”
“Normalmente le persone sono così felici di vedere il loro corpo che inizia a cambiare nella maniera in cui loro si sentono di essere che l’impatto psicologico non può che essere positivo. Sono felici e basta. Magari un po’ di nervosismo ma nulla di più.”
E il seno? È vero che il seno diminuisce molto?
“No normalmente é solo la ghiandola che atrofizzandosi lo
fa un po’ diminuire ma questo dipende dal seno del ragazzo. Se il seno é grande la massa grassa resta. Se il seno è piccolo, formato praticamente quasi solo dalla ghiandola, allora sì che può capitare che con un buon lavoro sportivo di rinforzo dei pettorali possa non notarsi e la persona può non ricorrere a nessun intervento.”
Ecco ma l’intervento lo fanno in molti?
“Dipende da persona a persona. Come si sentono meglio. Dopo un anno di terapia ormonale è un intervento passato dalla sanità pubblica qui in Spagna. Certo se il seno è piccolo e ci sono le condizioni tipo la pelle è molto elastica è anche un intervento molto semplice perché viene incisa l’areola tutta intorno, spostata, ‘risucchiata’ in un certo senso la ghiandola e riposizionata l’areola – detto proprio in maniera semplice. Se invece il seno è più grande si incide sotto per asportare tutto. In ogni caso ognuno fa ciò che sente più giusto. Di solito il seno non è molto “apprezzato” perché visibile. Ma nei ragazzini giovani per esempio che sono supportati da subito dalle famiglie e vivono più serenamente il loro corpo inizia anche a esserci chi non è interessato a farlo. Si inizia a capire che un certo tipo di corpo non è necessariamente legato a un genere”
“Ma serve una autorizzazione del giudice per fare la mascolinizzazione del torace?”
Mi guarda stranito.
“Certo che no. perché dovrebbe? Nei minori sì, serve, essendo una cosa irreversibile e quindi i genitori devono approvare e il giudice anche. Ma sopra i diciotto no.”
“E per la terapia ormonale nei minori come funziona?”
“Dai 16 anni la persona in Spagna è considerata un soggetto sanitario autonomo e quindi non serve il consenso di entrambi i genitori.”
Per iniziare le terapie che esami bisogna fare?
“Niente di trascendentale. Un emocromo completo, un dosaggio ormonale, tiroide. Una visita medica per assicurarsi che la persona stia bene e per pesarla e fare il giusto dosaggio della terapia. E poi si parte con la prima iniezione e dopo sei mesi si rifanno le analisi. Tutto qui.”
Tutti qui. Penso tra me e me.
“In Italia si parla spesso del fatto che il testosterone porta come conseguenza il tumore e quindi è consigliata l’isterectomia ecc”
“Assolutamente no. Questa è una credenza ormai obsoleta. Ormai gli uomini trans che vivono in terapia ormonale sono moltissimi e si è visto che non c’è assolutamente nessuna conseguenza. Le operazioni sono molto invasive e non ha proprio senso doverle subire. Può capitare che la terapia ormonale non riesca a bloccare completamente il ciclo mestruale, o ci possono essere uomini che hanno dolori alle ovaie, in quel caso si può pensare all’asportazione delle ovaie. Ma sono casi isolati. Normalmente le ovaie si atrofizzano per effetto del testosterone e finisce lì. L’utero invece non viene mai tolto anche perché sono sempre di più gli uomini trans che decidono a un certo punto di avere un figlio. Perché dover togliere un organo sano? In quel caso ovviamente si sospende la terapia e si avrà un organo normalmente funzionante. Perché una persona dovrebbe precludersi questa possibilità? Certo tutto questo a meno che la persona non decida di sottoporsi alle operazioni. Ma è una scelta non un obbligo.”
E per ottenere di iniziare le terapie bisogna fare un percorso psicologico?
“Percorso psicologico? E perché? Perchè una persona dovrebbe venire da me e dirmi che si sente dell’altro genere se non si sente dell’altro genere? La trovo una circostanza alquanto difficile. Certo se si presenta una persona che istantaneamente mi dà segni di una qualche problematica psicologica o psichiatrica magari ci parlo un paio di volte, ma altrimenti io prescrivo subito le analisi per partire con la terapia ormonale. Essere trans è solo un altro modo di essere. Non va assolutamente patologizzato! Se sottoponi le persone a terapie, test, attese, le fai sentire malate e diverse. È sbagliato e inumano. Noi siamo qui per aiutare a star bene non per sostituirci a loro e decidere per loro.”
La stessa cosa vale per i minori?
“Certo che sì. I bambini noi non li vogliamo nemmeno vedere. Che vivano la loro vita nel loro genere sentito. L’unica cosa da monitorare è l’arrivo della pubertà per iniziare al momento giusto con la terapia dei bloccanti.”
“I bloccanti sono pericolosi?”
“Assolutamente no. Semmai il contrario. Non usarli sottopone il minore non solo a uno stress senza senso nel vedersi il corpo cambiare nella direzione che non sente sua, ma lo/la costringe ad infinite operazioni future che non hanno senso di essere”
E se arriva un tredicenne/quattordicenne?
“Anche lì dipende dal livello di sviluppo. Se il minore è già sviluppato non hanno senso i bloccanti. Si inizia subito con gli ormoni. Non dipende dall’età ma dallo stadio di sviluppo puberale.”
Io sono sconvolta dalla differenza tra il mio paese e il tuo. Come è possibile che sia così?
“Lo so. In italia le persone trans sono patologizzate all’infinito. Da noi è vietato. Noi seguiamo tantissimi ragazzi e ragazze italiane che vengono qui per studio e si affidano a noi. Non è giusto quello
che fa l’Italia. Certo che poi sviluppano delle problematiche psicologiche. Ma mica ci arrivano dal medico con quelle problematiche. È il modo in cui vengono trattati che li riduce così”.
Esco.
Quasi con l’ansia.
Felice, ma sì, quasi con l’ansia. Per il senso di ingiustizia. Per il senso di frustrazione. Capisco il trauma che viviamo: noi famiglie e ovviamente le persone trans in primis. Non è giusto. Non ha senso.
Mentre parlavo col medico mi sentivo quasi ridicola nel porre le domande. Cose che per lui erano scontate come il sole che sorge al mattino, per me erano un lusso che qualcuno ti concede.
Quanto tempo bisogna ancora andare avanti così?
2 thoughts on “Transpositività: una realtà possibile!”
Su molte cose in Italia si vive una recessione culturale, mentre altri evolvono noi torniamo indietro.
Tristezza.
rabbia, io non ho nessun contatto personale e quotidiano con questa realtà ma ti leggo per capire,per conoscere, per incazzarmi con chi parla di questo argomento con pietismo, con giudizi mortificanti, per essere capace di o almeno provare a comportarmi nel modo migliore con tutte le persone che mi capiterà di incontrare sulla mia strada sopratutto quando parliamo di bambini che da noi adulti dovrebbero avere solo il meglio. Continua così anche se immagino sia davvero frustrante soprattutto quando vedi quanto “poco” basterebbe per star meglio