Cara Camilla,
il 12 ottobre mio figlio Z. ha compiuto cinque anni. Erano mesi che aspettava con ansia questo momento così quest’anno, infischiandocene del parere degli esperti che si spendono in raccomandazioni per rafforzare l’io biologico dei bambini cosiddetti “confusi” , gli abbiamo organizzato una festa degna di una vera principessa con tanti amici, la sua musica preferita, tutti i regali che desiderava davvero e una torta che ha lasciato lui per primo senza parole. E Z., nonostante la giornata sia stata sicuramente una grande sorpresa e un susseguirsi di emozioni forti, l’ha vissuta con estrema naturalezza… In fondo era quanto succedeva e a cui aveva assistito puntualmente alle feste di compleanno delle sue amichette.
Lo stesso 12 ottobre è uscito l’articolo di Internazionale che ha riportato la tua testimonianza e a me è sembrato un vero segno del destino. L’esperienza che racconti con tutti i dubbi, le incertezze ma anche le riflessioni e le prese di coscienza che hanno caratterizzato il tuo percorso, è incredibilmente simile alla mia e l’empatia è stata subito totale e trascinante. Ho visitato il tuo blog e letto commossa alcuni aneddoti che sentivo miei e ho capito quanto il coraggio di questa tua iniziativa, di raccontare e condividere un vissuto familiare così speciale possa essere salutare e infondere energia e speranza a tutte le mamme che aspirano a far crescere i propri figli, per quanto possibile, sereni e liberi da schemi e pregiudizi che, citando Gaber appartengono ad “una morale stanca e malata”-….Non insegnate ai bambini, non divulgate illusioni sociali, non riempite il futuro di vecchi ideali, l’unica cosa sicura è tenerli lontano dalla nostra cultura. Non insegnate ai bambini, ma coltivate voi stessi il cuore e la mente, stategli sempre vicini, date fiducia all’amore il resto è niente. Queste sono le parole che rileggo e che mi confortano ogni qualvolta mi sento persa e confusa.
Cara Camilla ti lascio il mio numero di telefono perché vorrei poter continuare a confrontarci ma anche, se ti fa piacere, conoscerci di persona. Infine volevo farti sapere che non siete soli. Anche se in Italia siete i primi ad avere condiviso pubblicamente la vostra situazione nella mia città ho avuto la straordinaria opportunità di conoscere un’altra mamma di uno “spirito libero” e, pensa un po’, il suo bimbo e il mio si sono ritrovati per caso in classe assieme; questo incontro così imprevisto e inatteso ha sicuramente giovato a loro che di colpo non si sono più sentiti “diversi” ma, in modo naturale e spontaneo, ha saputo anche ampliare le prospettive di tanti loro compagni e delle loro famiglie, merito anche della complicità di maestre attente, aperte e affettuose.
Da questa esperienza non posso che uscire più convinta che la conoscenza della diversità rappresenti una reale possibilità per ognuno di noi, e non solo per chi la vive in prima persona, di crescere, evolversi e porre le basi per una società più aperta al dialogo, alla comprensione e all’inclusione di tutte le differenze. E proprio in questo sta, a mio parere, la grande potenza del tuo messaggio. Viene naturale chiedermi allora quanto potremmo incidere se saremo di più e più unite…
Con affetto