Finalmente sono andata a vedere il temutissimo “Fa’afafine. Mi chiamo Alex e sono un dinosauro”. Se Casa Pound, la Curia (devo scriverla maiuscola?), il movimento pro-life, e tutti questi “nati imparati” avessero visto lo sguardo dei miei figli durante gli applausi finali probabilmente avrebbero visto crollare ogni loro convinzione. (O forse mi avrebbero fatto internare come madre snaturata). L’applauso dei miei figli era sì un applauso a uno spettacolo davvero bello e delicato, ma era soprattutto un applauso al “branco”. Su quel palcoscenico infatti non hanno visto altro che la loro vita rappresentata in maniera vera, ironica (come siamo anche noi) e naturale. Quante volte anche noi ci siamo detti “Se solo fossimo a Samoa….” E’ incredibile come il regista Giuliano Scarpinato abbia saputo cogliere alcune cose talmente reali da lasciarci sconcertati. Il venerdì prima dello spettacolo avevo invitato lui, Michele Degirolamo e i tecnici a cena da me. Mi pareva bello che potesse esserci una sorta di scambio: noi domenica saremo entrati nella stanza del loro Fa’afafine e loro quel giorno potevano entrare in quella del nostro Fa’afafine. Forse non tutti avete visto lo spettacolo, così devo dirvi che tutta la ‘piece’ si svolge nella camera di Alex che è composta dal suo letto, l’armadio, una copertina di una rivista di moda e quattro giocattoli. Be’ tre dei quattro giocattoli compresa la sedia dove alcuni erano seduti ce li abbiamo identici anche noi. Appena regista e attore sono entrati in camera di mio figlio la stessa identica Kartika, la Barbie nuda, stava lì. Quella sera non avevo capito il loro stupore e la frase “guarda c’è anche Kartika!” , ma appena arrivata sul palcoscenico la domenica pomeriggio prima che lo spettacolo iniziasse mi è stato tutto chiaro! Ovviamente la questione non è la Barbie, ma la realisticità dello spettacolo e la bravura con cui gli interpreti sono riusciti a cogliere l’essenza della questione.
Mentre guardavo, mi interrogavo su cosa ci potesse essere di così scandaloso in quello spettacolo da fare insorgere tutti quelli che sono insorti. Viviamo ormai in un mondo talmente assurdo che fa più scandalo un bambino vestito di rosa di un uomo che ammazza un altro uomo. Viviamo in un mondo in cui tutto è accettato e accettabile basta sia qualcosa di conosciuto: violenza, truffa, mancanza di etica. Poi arriva un regista delicato e intelligente come Scarpinato e scoppia la polemica. Su questo bisogna riflettere!
Io ringrazio questi meravigliosi artisti e tutti quelli che hanno contribuito alla non-censura di Fa’afafine per il senso di appartenenza che i miei figli hanno sentito guardando lo spettacolo.
Per il momento continuo ad essere orgogliosa di mio figlio che stamattina è andato felice a scuola con una maglietta bianca con su scritto a lettere d’oro “This Girl Can” (Questa bambina può!)
One thought on “L’importanza del branco!”
Cara Camilla, è la prima volta che mi insinuo in un blog alla veneranda età di circa 50 anni…
ho un bambino di 5 anni avuto un pò avanti con l’età che mi da gioie immense e forza, tanta forza.
Faccio l’avvocato, un mestiere che un tempo era più maschile che femminile, indosso i pantaloni quotidianamente e ricordo che a 15 anni dicevo a tutti che mi sarebbe piaciuto nascere maschio!
In allora nascere maschi era ancora sinonimo di libertà, cosa che finalmente oggi non è più, anzi…lotto quotidianamente per aiutare le donne a vivere libere!
Nel mio quotidiano non mi sono ancora dovuta confrontare con gender nè grandi, nè piccoli, ma ciononostante devo ringraziarti per ciò che stai facendo per te, per tuo figlio e per tutti noi.
Scoprire per caso il tuo blog e leggere ciò che è stato pubblicato è per me motivo di riflessione, di pensiero e di crescita oltre che di aiuto per poter trasmettere a mio figlio tutti quei messaggi che mi auguro possano, un giorno, renderlo persona libera, completa ma soprattutto rispettosa…
E’ stato un piacere conoscerti.