Oggi sono esattamente dieci giorni dalla prima iniezione di Triptorelina, i bloccanti della pubertà. Mi è stato chiesto di spiegare meglio che cosa siano.
Ho spesso condiviso articoli che ne parlano ma molte volte ho evitato di parlarne in maniera personale perchè so che scatenano non poche polemiche. Effettivamente arrivati al momento x in cui bisogna iniziare un percorso di transizione medica sono molti i pensieri che ti frullano per la mente. Mi rendo conto sempre di più che l’esperienza personale nella crescita di una bambino o di una bambina gender creative è importantissima per capire davvero come funzionano le cose.
La triptorelina è un farmaco che blocca la produzione di ormoni. E’ il farmaco che viene comunemente usato per bloccare la pubertà precoce. In parole povere: a volte capita che un bambino o una bambina entrino in pubertà troppo presto. Una bambina può per esempio a 7 anni avere il ciclo mestruale. In questi casi il pediatra di famiglia interviene somministrando i bloccanti della pubertà poiché una pubertà precoce può causare vari problemi.
Quando si è iniziato a parlare di infanzia e adolescenza delle giovani persone transgender si è visto quanto i cambiamenti fisici portati dalla pubertà fossero causa di enorme disagio e scatenassero problematiche psicologiche che portavano in molti casi a tentare addirittura il suicidio. Si è pensato quindi di utilizzare la Triptorelina per alleviare gli/le adolescenti transgender dallo sviluppo delle caratteristiche sessuali secondarie (barba, seno, ecc.) e offrire loro più tempo per capire e capirsi.
I bloccanti della pubertà vengono dati (dovrebbe almeno essere così) in un momento preciso della pubertà. La pubertà è infatti divisa in stadi seguendo una scala chiamata “scala di tanner”. Non bisogna quindi tenere in considerazione l’età del bambino o della bambina, ma lo sviluppo. Tutti infatti sappiamo che ogni bambin* inizia il suo sviluppo in un momento diverso. Chi prima e chi dopo.
Fino a non molto tempo fa la terapia dei bloccanti per quella che viene definita “pubertà atipica” non era autorizzata dall’agenzia italiana del farmaco nonostante fosse da anni utilizzata in molti paesi del mondo. La Triptorelina veniva data solo in casi estremi in cui la giovane persona transgender era a rischio di vita. A quel punto, e solo per decisione del comitato etico, si procedeva con la somministrazione. Spesso però era già troppo tardi e la giovane persona aveva già sofferto tanto o comunque sviluppato delle caratteristiche fisiche indesiderate. Adesso, grazie al cielo, le cose sono cambiate – anche se in Italia, che io sappia, solo il centro identità di genere di Careggi si assume la responsabilità di somministrali.
I bloccanti sono assolutamente reversibili. Nel senso che, se si decide di sospendere il trattamento, nel giro di qualche mese il corpo ricomincia la propria produzione di ormoni. La questione subentra quando la giovane persona non ha nessuna intenzione di sospendere la terapia – come nella maggior parte dei casi – ma di continuarla iniziando, dopo un po’, ad assumere anche gli ormoni cross sex affinché il corpo inizi a svilupparsi come desidera. I bloccanti salvano letteralmente la vita alle giovani persone trans. Permettono loro di non dover passare per lo sviluppo del corpo e quindi evitano anche grandi interventi chirurgici futuri.
Ma se tutto è così semplice e lineare qual è la questione riguardo all’uso di questo farmaco?
I bloccanti della pubertà rendono la giovane persona transgender sterile.
Così arrivi a un momento in cui tu genitore ti trovi di fronte alla tua creatura e, anche se glielo hai spiegato, ti domandi: anche se adesso lo ha capito, da più grande penserà che era troppo giovane per capire davvero?
Ma la domanda è anche: se non li prende, sa a cosa va incontro con il cambiamento del corpo?
Così pensi alle statistiche, quelle a cui normalmente non credi, che dicono che il 40% delle giovani persone come tua figlia quando iniziano a vedere i cambiamenti del corpo cadono in depressione, non vogliono più andare a scuola, vogliono morire. E tu sai che è vero. Perchè hai conosciuto purtroppo tante famiglie che hanno vissuto o vivono questa situazione. Sai anche che ogni tanto arriva la notizia più tragica di tutte.
Così ti dici che rispetto a tutto questo che vuoi che sia la sterilità. Ma sai che stai prendendo una decisione per un’altra persona. Ma anche non fare nulla equivale a prendere una decisione per un’altra persona. Quindi? Ti senti come nei film di una volta in cui nella scena clou chiedevano “vuoi salvare la mamma o il bambino?”.
Cerchi di razionalizzare e dire che ogni genitore prende decisioni difficili: chi ha un figlio o una figlia malat* e deve decidere di fare una terapia particolarmente invasiva; chi per un incidente deve decidere di amputare un arto alla propria creatura. Ma in quei casi puoi contare sulla solidarietà delle persone perché di fronte a una personcina che soffre tutti sono comprensivi.
Ma di fronte a una giovane persona che sta bene, che vive una situazione di cui si sa poco e nulla e su cui pesa il macigno del giudizio sociale, nessuno ti sostiene se non chi ha vissuto la tua stessa esperienza.
Come poter decidere a cuor leggero?
Così pensi e ripensi e cerchi di vagliare tutte le possibilità col ticchettio dell’orologio che ti dice: “attenta che se la voce cambia tua figlia poi se la tiene tutta la vita”, “attenta che se inizia a spuntare la barba poi la depressione è dietro l’angolo”.
Puoi sbagliare sempre, lo sai. Ma sai anche che solo in un caso metti a rischio la vita di tua figlia e cioè non facendo nulla per paura di fare qualcosa. Deresponsabilizzandoti con la scusa che non puoi decidere per lei.
Così vai con la tua bella scatola di Triptorelina dall’infermiere e fai fare quell’iniezione.
Sono passati dieci giorni dalla prima puntura e io credo che il peso mia figlia lo portasse anche lei, bello nascosto in fondo in fondo. Era nascosto dietro ai capelli biondi, ai giochi della play e alla smemoratezza scolastica. Perché da dieci giorni la vedo felice davvero, rumorosa ancora più del solito, ballerina e salterina e emotivamente più leggera.
E io con lei.
A volte non si può aspettare che la vita decida. Perchè la vita è un treno di decisioni prese che corre sui binari dell’incertezza.
9 thoughts on “Dieci giorni di bloccanti della pubertà”
Non è vero. Gli effetti dei puberty blockers non sono affatto reversibili. Ormai le ricerche inglesi e scozzesi dimostrano che causano problemi alla densità ossea, producendo una forma di rachitismo, oltre a rendere infertili.
Per quanto riguarda i problemi per la densità ossea questo avviene solo se se ne fa un uso prolungato. Cosa che non avviene. I bloccanti devono essere somministrati infatti per un massimo di due anni e normalmente vengono somministrati per molto meno tempo. Esattamente come avviene per la pubertà precoce. Essere reversibili vuol dire che qualora vengano sospesi, il corpo riprenderà il suo sviluppo senza che vi sia stato alcun effetto. Nel caso in cui invece si proceda con la terapia ormonale sostitutiva allora certo che la fertilità è compromessa ma considerato che l’alternativa è un tasso di suicidio che tocca il 43% – qualora non si intraprenda una transizione medica se la persona lo necessita- io, così come tutta la comunità scientifica internazionale, credo che venga molto prima la serenità che non la fertilità. Se poi ha bisogno di pubblicizzare quel orribile “roba” online di cui ha inserito il link credo che questo non sia il luogo adatto visto che qui si fa giusta informazione e non si raccontano bufale sulla pelle delle persone.
Non solo la densità ossea ne risente, ma anche lo sviluppo degli organi sessuali: se cessati i bloccanti riprendono i caratteri sessuali secondari, il soggetto rimarrà comunque con un pene infantile o una vagina iposviluppata, ovvero si ritroveranno con organi sessuali poco adatti a un regolare coito, E ciò non è un problema solo in caso di ripensamento, ma anche nel caso in cui il soggetto transgernder non voglia affrontare alcuna transizione sessuale, trovandosi così comunque a una vita sessuale sacrificata. Ma che sarà mai, meglio soddisfare la proprio egolatria progressista, che pensare razionalmente a fare il genitore.
Cessati i bloccanti – nel caso di un ripensamento alquantoimprobabile – lo sviluppo riprende regolarmente anche per quel che riguarda la crescita e lo sviluppo dell’organo riprodduttore. Per quanto riguarda il resto … io non sono progressista, non sapevo nulla di tutto questo finchè mia figlia non me lo ha fatto capire e onestamente tutto questo speculare sulla vita sessuale altrui lo trovo alquanto senza senso. La maggior parte della gente se ne frega altamente del prossimo di qualsiasi età però caso strano quando si parla di identità di genere tutti preoccupatissimi della vita sessuale delle persone transgender – il resto che devono sopportare dalla società no, di quello non ci frega nulla – quando onestamente la stessa vita sessuale delle persone cisgender è piuttosto scadente per innumerevoli cause. Preoccupiamoci dela felicità delle persone e non di come fanno o faranno sesso.
Il problema non è appunto “come fanno o faranno sesso” ma come staranno con il loro corpo… Ho visto gli effetti di questi farmaci sulla figlia di una collega e una sua amica, entrambe “bloccate” a 8 anni per una presunta pubertà precoce. Anni dopo le 2 ragazze hanno rimproverato le madri per aver preso quella decisione, perché sono entrambe rimaste piccole rispetto alle altre ragazze e si sentono in difficoltà, socialmente ma anche con i genitori, visto che la loro situazione è frutto di un intervento esterno, non della natura. La madre mi diceva che potendo tornare indietro non l’avrebbe fatto, anche perché non si sa se ci saranno altri effetti.
Non si può tirare in ballo “tutta la comunità scientifica internazionale” in un argomento così delicato e personale che meriterebbe riflessioni profonde, su sé stessi, prima di tutto, prima di decidere per i nostri figli calcolando percentuali e pareri scientifici tutti da dimostrare. Negli Stati Uniti ora propongono addirittura la mastectomia alle adolescenti che vogliono cambiare sesso. È normale anche questo?
Credo che le figlie delle sue colleghe avessero una situazione differente a monte. Perché i bloccanti della pubertà creano un blocco temporaneo. Non credo che siano rimaste piccoline perché li hanno usati. Probabilmente sarebbero rimaste piccoline comunque.
Maria è possibile avere i riferimenti delle bambini di cui parli nel tuo post? sto facendo un’inchiesta sulla triptorelina
Non so chi sia Maria, ma per ovvie ragioni non posso dare nominativi.
Io penso che non si possa giudicare da esterni. Non è possibile mettersi nei panni di un genitore che sta vivendo una situazione così singolare. Ora come ora non penso che somministrerei farmaci del genere ai miei figli, da biologa sono innamorata della magnificenza del nostro organismo, della comunicazione e cellulare e di meccanismi così eleganti ed efficaci. Ma dico anche che se dovessi trovarmi nella vostra situazione, allora non posso giurare che il mio pensiero resti immutato.
Auguro solo il meglio e un domani felice per voi, e prego che, qualsiasi sia la vostra via, sia quella giusta!