L. non aveva nemmeno un anno una volta che, non trovando più il suo ciuccio, nella disperazione totale, più io che lui, all’idea di passare una notte insonne, scesi in farmacia a comprarne uno. Ricordo che li avevano finiti. Era rimasta solamente una confezione da due: uno era rosa e l’altro era verde. Mi dissi, vabbè c’è quello verde….quello rosa lo terrò di riserva. Allora anche io avevo subito pensato che il rosa non fosse da maschio. Non importava che mia figlia avesse sempre avuto ciucci blu… perché le femmine “possono” vestirsi di blu, essere maschiacci, mettere i pantaloni ecc. I maschi, invece, devono sempre e inevitabilmente rappresentare la loro ‘categoria’. Così anche io, che non ho mai avuto nulla contro nessuno, ebbi il pensiero innato che quel ciuccio rosa lui non lo avrebbe usato.
Sicuramente è il caso dei colori.
Un colore.
Che cosa è un colore?
Chi ha avuto quindi questa idea geniale? Come è nata questa convenzione che il rosa sia delle femmine e l’azzurro dei maschi? In realtà non so bene chi sia stato esattamente il primo a fare l’associazione, e tutto sommato poco importa, credo però che certamente la distinzione rosa/azzurro sia stata sfruttato ad hoc per una vera e propria strategia di marketing facendo sì che in pochissimo tempo questi colori diventassero uno stereotipo. Il boom economico e più tardi il progresso medico hanno lavorato insieme per creare la prigionia del rosa e dell’azzurro. Le grandi marche hanno iniziato a bombardare il mercato di prodotti per bambini sopratutto dal periodo del baby boom in poi. La diagnosi prenatale ha reso possibile sapere tutto in anticipo scatenando e sfruttando l’entusiasmo dei futuri genitori. E le due cose insieme hanno in pochissimo tempo creato un fenomeno globale. Poco dopo l’inizio della gravidanza, appena saputo il sesso, i futuri genitori partono all’arrembaggio dei negozi per bambini. Migliaia di ‘baby showers’ vengono organizzate quotidianamente facendo sì che i genitori impazziti riempiano case intere di rosa o di azzurro ancor prima che il loro figlio possa emettere il primo vagito. Per la grande gioia delle aziende produttrici di articoli per l’infanzia.
Questo se ci pensiamo bene è il primo seme che piantiamo in terra per l’inizio della schiavitù.
Ma ciò che noi diamo è ciò che il bimbo vorrà?
E ciò che noi a priori decidiamo sarà ciò che poi lo/la rappresenterà?
Dovremmo iniziare a riflettere di più e distinguere tra convenzioni che uniscono e convenzioni che dividono. Dovremmo iniziare a capire che sono proprio questi iniziali stereotipi che, al di là del banale, gettano le basi per alcune costrizioni che possono fare tremendamente soffrire i nostri figli. Farli sentire inadeguati, diversi, obbligati, privi di possibilità di scelta. Non sto dicendo che la cosa sia facile. Si mette in gioco tutto il nostro ruolo di genitori.
Qual è il nostro ruolo?
Dobbiamo “insegnare” loro come si fa?
Dobbiamo solo seguirli e aiutarli nel bisogno?
Dobbiamo lasciarli sbagliare?
Dobbiamo insegnare loro a non sbagliare?
Dobbiamo aprire aprire loro la strada?
Avrò fatto bene?
3 thoughts on “Il ciuccio rosa”
A me inquieta che ci siano colori “proibiti” ai bambini maschi. E che alle bambine femmine abbiano ridotto drasticamente la scelta dei colori possibili visto che quasi ogni prodotto pensato per loro è rosa.
Per non parlare della tipologia di giochi o libri o delle frasi sulle magliette:
https://www.facebook.com/lollyanddoodlepage/videos
Grazie di aver parlato di una cosa tanto delicata, ho imparato molto dal tuo blog. Vi auguro il meglio, un abbraccio!
Scopro ora questo blog e lo trovo davvero interessante. Anche mio figlio (ora 3 anni e mezzo), da quando ha iniziato a scegliere e finche’ li ha usati, ha sempre preferito i ciucci rosa. Tanto che alla nascita del fratello ha voluto regalarli rosa anche a lui. Io lo assecondo sempre, sia quando mi dice che il suo colore preferito e’ il rosa, sia quando vuole giocare con macchinine e dinosauri. Faro’ bene? Sbagliero’? Perche’ poi il rosa deve essere “da femmina” e gli altri colori vanno bene per tutti?