Vergogna!

Ieri avrebbe dovuto essere un sereno 7 settembre, compleanno di mio figlio piccolo. Il programma era trovarsi al Rio Turia, qui in Spagna, per festeggiare insieme ad altri amici. Mentre cercavo di schiodare i miei figli da quelle maledette console elettroniche per uscire, sentivo arrivare sul cellulare vari messaggi uno dietro l’altro che però non avevo il tempo di leggere. Avevo visto che arrivavano sul gruppo che ho creato un paio di mesi fa chiamato ‘mio figlio in rosa’ che unisce le famiglie conosciute quest’anno che vivono la mia stessa situazione. Dopo un paio di ore riesco finalmente a leggere.

Una delle  famiglie aveva ricevuto qualche giorno fa una telefonata dalla questura. “Dovete recarvi presso i ns. uffici per comunicazioni che vi riguardano” era stato l’ordine perentorio dell’agente al telefono. La questura aveva dato appuntamento per ieri pomeriggio. I genitori, ignari e impreparati, avevano comunicato all’agente di non sapere dove e a chi lasciare i figli. L’agente aveva risposto di portarli.  La famiglia al completo si era così recata presso la questura dove gli veniva spiegato, per fortuna non in presenza dei piccoli, che erano  stati convocati per accertamenti a fronte di una segnalazione anonima al magistrato competente perché loro figlio maschio si veste da femmina.

Non è ancora chiaro – poiché ai genitori in questione è stata negata ogni informazione in merito –  sulla base di quale normativa sostanziale e procedurale i poliziotti abbiano agito, ma credo sia plausibile pensare  che gli agenti siano intervenuti ex art. 403  del codice civile (questo è ciò che è stato ipotizzato da un paio di avvocati coi quali mi sono confrontata stamattina)

L’ art. 403 C.C. prevede che:

“Quando il minore è moralmente o materialmente abbandonato  o è allevato in locali insalubri o pericolosi, oppure da persone per negligenza, immoralità, ignoranza o per altri motivi incapaci di provvedere all’educazione di lui, la pubblica autorità, a mezzo degli organi di protezione dell’infanzia, lo colloca in luogo sicuro, sino a quando si possa provvedere in modo definitivo alla sua protezione.”

Qui non si parla di minori abbandonati, di locali insalubri, di negligenza, di immoralità. Si tratta semplicemente di un bambino che è felice di andare al parco con un vestito piuttosto che dei pantaloncini.

Il bimb* di questi due genitori   è un bimb* in rosa esattamente come il mio, seguito e amato esattamente come il mio. Con due genitori che si sono rimboccati le maniche per capire cosa succedesse al figlio in un paese in cui poco si sa sull’ atipicità di genere.

L’interrogatorio è durato circa 2 ore e mezza. A turno. Con i figli in corridoio. Durante le 2 ore e mezza i genitori sono stati bombardati con domande del tipo: “ma perché vestite vostro figlio così?” “ma lei, da padre, non poteva impedirlo?”, capendo quasi subito che i 2 agenti (un uomo e una donna), nulla sapevano della identità di genere.

La famiglia è stata costretta a raccontare agli agenti tutto il percorso di vita loro e del figlio, gli aiuti psicologici avuti, e il supporto del SAIFIP (Servizio adeguamento identità psichica e identità psichica di Roma, centro  che si occupa di disforia di genere  presso l’ospedale Forlanini-San Camillo di Roma U.O.C. CHIRURGIA PLASTICA E RICOSTRUTTIVA istituito nel lontano 1992.)

Eh sì, il comportamento che questi bravissimi genitori hanno avuto con il loro bambino non solo NON è un maltrattamento, ma è ciò che viene suggerito dagli ambulatori della ASL pubblica che si occupa di disforia di genere affinché i bambini che presentano una atipicità di genere si sentano amati e accolti fin dalla prima infanzia. Gli studi internazionali dimostrano quanto sia essenziale una tempestiva  accoglienza per uno sviluppo equilibrato del bambino con una identità atipica.

Alla fine dell’interrogatorio è stato redatto un verbale di accertamento e la famiglia è stata lasciata libera di andare senza conoscere il nome dell’anonimo denunciatore né, tantomeno, quello dell’autorità che avrebbe ordinato l’accertamento ( i genitori sono stati interrogati in questura ma gli agenti si sono spesso riferiti ad un magistrato di cui non hanno indicato il nome). Ma soprattutto senza sapere che cosa succederà.

Io mi domando:

possibile che, ipotizziamo, un magistrato ordini tale interrogatorio senza che, egli stesso, si accerti prima riguardo ai fatti e, soprattutto,  riguardo cosa sia l’identità di genere?

Se è vero, com’è vero, che la legge non ammette ignoranza allora non dovrebbe anche essere viceversa?

I 25 anni di esistenza del SAIFIP credo siano un tempo sufficientemente lungo perché un rappresentante della legge ne sia a conoscenza senza dover inciampare in tali imbarazzanti errori che ledono la privacy e il quieto vivere di una famiglia per bene.

Possibile che, nell’ Italia libera e democratica del 2017, chiunque (sia esso soggetto fisico o giuridico) possa andare liberamente a segnalare alla magistratura due genitori  per “abusi e maltrattamenti su minori” e che tale denuncia senza alcun accertamento preventivo debba costringere due genitori a subire un accertamento tramite polizia SOLO per come si veste il figlio?

Sicuramente gli agenti hanno eseguito ciò che è stato detto loro di fare; sicuramente le autorità ne vedranno di tutti i colori per cui sempre meglio controllare, ma in questo caso come si può ritenere che l’abbigliamento di un bimbo sia dimostrazione di maltrattamento?

Credo che i due genitori abbiano TUTTO IL DIRITTO di ricevere le scuse dalle istituzioni e di conoscere il denunciante anonimo che, magari, non è persona fisica ma giuridica.

Infine tutti noi, come cittadini democratici, dobbiamo vigilare su questa vicenda affinché piena chiarezza sia fatta adoperandoci fin da subito nel sollecitare le istituzioni democratiche e, nel contempo, fornendo la nostra piena solidarietà e sostegno alla famiglia vessata da questa assurda procedura.

 

5 thoughts on “Vergogna!

  1. senza parole dinnanzi ad un episodio simile…una piccola deportazione per fortuna senza esiti letali…ma siamo nel 2017???ci sarebbe da fare una denuncia e comunque questo dimostra che ancora la strada è lunga….

  2. Purtroppo c’è ancora troppa ignoranza in merito ma da parte delle istituzioni pubbliche è davvero imperdonabile!
    Tutta la mia solidarietà alle persone costrette a subire tali imperdonabili vessazioni

  3. Ciao!
    Sono Serena..mi sono imbattuta in questo blog e desidero condividere con voi ciò che sento dentro il cuore dopo la lettura di alcuni articoli.

    Mi ha fatto tanto riflettere che qui sopra si sia fatto menzione del 50% di casi di persone con disforia di genere che si buttano sul suicidio, droghe o autolesionismo.
    Ciò non è nulla di diverso dal male che si sta muovendo in questa società ricolma sempre più di depressione, stupri, psicofarmaci, droghe, omicidi, violenza e chi più ne ha più ne metta.. e perché dico questo?

    Perché l’umanità ha una voragine di VUOTO dentro se stessa che ha FAME e si sazia di tutto ciò di cui può cibarsi intorno e quando non trova più altro, allora inizia a saziarsi di noi.

    Se fossi una banconota da 5euro, un giorno posso trovarmi per terra vicino a un cassonetto, un giorno nel portafoglio di un riccone, un giorno avvolta alla cacca di un cane, un giorno in una tavola affianco ad uno scontrino. Ciò che ho intorno mi impedisce di valere 5 euro?
    Noi cerchiamo di pulire la sporcizia del cassonetto, della cacca del cane, di abbellirci in un bel portafoglio o di fare i valorosi davanti a uno scontrino, dimenticando che il nostro valore è sempre lo stesso.

    L’uomo si sta via via allontanando dalla sua vera IDENTITà, che non dipende da ciò che lui si SENTE ESSERE o da ciò che lo circonda, ma da CIò CHE REALMENTE é.

    Chi siamo? Siamo uomini, circondati da un mondo disseminato dal peccato, da un velo negli occhi che ci impedisce di vedere quanto valore abbiamo davvero agli occhi di Dio. 
Siamo stretti da catene, prigioni mentali, siamo schiavi delle nostre passioni e dipendenze e impotenti di fronte alla scelta di cambiare. Siamo persi e sconfinati nell’infelicità e nella totale arresa di fronte a cose più grandi di noi.

    Ma c’è una soluzione: GESù!! Cristo, Dio vivente, ben sapendo la nostra condizione, non solo si è fatto uomo, sottoposto alle nostre stesse passioni, ma ha vissuto una vita senza mai peccare, è morto per inchiodare assieme a lui il peccato (e la morte) per rendere l’uomo libero per mezzo del suo sacrificio. E’ risorto per dimostrare che ha vinto. Il velo può essere tolto! Gesù continua ad essere vivo!
    Ora siamo liberi di accostarci a Dio e ritrovare la nostra VERA IDENTITà nella bibbia e chiedere al nostro creatore chi realmente siamo, qual’è realmente lo scopo delle nostre vite e finalmente sentire i nostri cuori riempiti e il vuoto SPARIRE. Dio è vivente, vi ama. Ama i vostri piccoli. Accostatevi a Lui per chiedergli aiuto, lui promette un Consolatore, lo Spirito Santo che vi guiderà alla conoscenza della verità, non solo vostra ma anche dei vostri piccoli.

  4. Siamo alla frutta! Ma con quello che accade in Italia la polizia ha tempo di preoccuparsi di come si veste un bambino? Ok se pensano che sia maltrattato ci sta… ma come possono sprecare 2,5 ore?
    E il cretino che li ha chiamati? Povera Italia

  5. “un bimbo in abiti prevalentemente femminili è sempre un bimbo maschio” sì è maschio perché maschio alla nascita (non capisco perché qui si parli di sesso assegnato alla nascita, come se dipendesse da valutazioni mediche e non dalla semplice constatazione di una realtà anatomica e genetica) ma evidentemente desidera essere femmina, altrimenti non si vestirebbe in modo prevalentemente femminile.

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