Bellissimo articolo di Mariano Beltrán e Carla Antonelli. Clicca per leggere l’originale
“Non c’è persona più esperta della propria identità di se stessa. La storia dell’umanità è piena di esempi in cui le scienze biomediche hanno cercato di limitare quanto più possibile la libertà di essere o, direttamente, hanno impedito di essere. I ripetuti tentativi del patriarcato di creare categorie di identità buone e cattive o di corporeità valide o errate sono ancora in atto nel nostro tempo e nel nostro Paese. L’ultimo esempio l’abbiamo potuto vedere nell’ultimo convegno organizzato dal Partito Popolare contro la Legge Trans, con le voci di accademiche, le femministe e il personale sanitario.
Questi tentativi di usare il mondo accademico per nascondere l’incitamento all’odio e giustificare la discriminazione non sono qualcosa di nuovo: il cosiddetto razzismo scientifico con i neri, la frenologia, la psichiatria nel caso delle persone omosessuali o la biologia nel caso delle donne – che, poiché i loro cervelli peserebbero meno, ciò significa che sono meno capaci di pensiero astratto, ne sono un buon esempio.
In Spagna, il PP ha portato un “esperto” – Aquilino Polaino – al Congresso dei Deputati per dimostrare “scientificamente” perché il matrimonio paritario fosse qualcosa contro natura. Una procedura per evidenziare la diversità sessuale-affettiva identica a quella dell’ultima giornata contro la legge trans. In questo caso, la cosa triste è vedere come alcuni femminismi siano tornati ad allearsi con movimenti conservatori, come accadde nelle Sex Wars degli anni 70 e 80. È preoccupante e imbarazzante assistere a questo spettacolo in cui alcuni femminismi nascondono le posizioni politiche e sociali di destra e di estrema destra.
Di recente, Amelia Valcárcel Bernaldo de Quirós, ha dichiarato in un tweet che “stavano vincendo la guerra trans”, qualcosa di abbastanza indicativo di ciò che tutto questo doloroso processo ha significato per le persone trans-escludenti: una guerriglia per vedere chi avrebbe indossato la medaglia della vittoria. Ignorando che dietro alla parola “trans” ci fossero migliaia di persone alle quali hanno stravolto le vite, che sono state additate, criminalizzate e stigmatizzate. Ma poco importava, perché già si occupavano di disumanizzarci per dare libero sfogo alla cattiveria e all’odio sfrenato. Alla fine, la loro “guerra” si è conclusa solo con una rissa tra i membri delle bande di quartiere.
I diritti delle persone trans non sono un dibattito accademico. Non sono una teoria, non sono una moda passeggera derivante da cospirazioni neoliberali. I diritti delle persone trans sono diritti umani, in tutte le loro dimensioni. Il dibattito sull’esistenza o meno di questi diritti nasce da posizioni reazionarie che difendono che la “loro identità” è l’unica naturale e che il resto delle identità, per essere accettate, deve seguire un percorso da loro dettato. Da questa tribuna neghiamo lo neghiamo a gran voce: tutti noi abbiamo il diritto di vedere la nostra identità assicurata e rispettata.
Uno dei relatori della giornata conservatrice contro la legge trans è arrivato ad affermare che “hanno solo chiesto un dibattito al Congresso”. Dibattito? Qualcuno può immaginare che nel processo della legge globale contro la violenza di genere qualche gruppo abbia portato “esperti” a “dimostrare” che la violenza di genere non esiste? O che nelle leggi antidiscriminazione ci fossero gruppi che portavano “esperti” che ancora una volta parlassero di teorie del “razzismo scientifico”? Perché dovrebbe essere diverso con le persone trans? Perché i relatori di questo incontro conservatore affermano che le persone trans non sono un soggetto con la capacità di decidere per se stesso? Perché negano l’esistenza delle persone trans?
Comunque sia, alla fine la ragione è ostinata e il tempo finisce per rimettere ogni cosa al suo giusto posto. Sapevamo di essere dalla parte giusta della storia, che ogni battaglia volta a ledere i diritti fondamentali di una parte della popolazione è destinata a perdersi. Questo ci ricorda instancabilmente qualsiasi bibliografia. Ma, anche così, c’è chi decide di continuare a infangare, perché mentre lo fanno raccolgono interessi, vuoi per istrionici protagonismi, vuoi per guidare i problemi che loro stessi hanno creato. Chi parlerebbe di queste persone ora se non fosse per questo? Tutto è ridotto a quello, ai loro ego.
Da questa tribuna difendiamo il dialogo, ma non calpestiamo i diritti, né umiliamo o neghiamo la loro esistenza. Le alleanze tra i conservatori e qualche settore del femminismo sono problematiche per gli interessi, soprattutto, del femminismo. Mettere l’agenda, le risorse e gli spazi femministi al servizio delle forze sociali conservatrici non fa che rafforzare le forze sociali conservatrici.
Il 22 dicembre è stato il trionfo della ragione. Il Congresso dei Deputati ha approvato la Legge TRANS e LGTBI, che sta già andando al Senato nella sua corsa finale, quindi sorge inevitabilmente la domanda se per questo viaggio fossero necessarie tante discussioni, lacrime gratuite e il logorio di un partito politico che storicamente è andato di pari passo con il collettivo LGTBI. Verrà il momento della responsabilità di coloro che hanno guidato una formazione politica con più di 140 anni di storia in un viaggio verso il nulla. Un autentico calvario che ha sempre avuto nomi e cognomi.
Non faremo un passo indietro nei diritti, e continueremo a tessere alleanze e a puntellare gli spazi di sicurezza che noi femministe bitransmaricabollo – persone bisessuali, trans, gay e lesbiche – abbiamo faticato a raggiungere. Risponderemo a ogni umiliazione e difenderemo ogni persona che ne ha bisogno. In questa lotta collettiva nessuno può avanzare completamente lasciando indietro gli altri. Pertanto, affrontiamo radicalmente posizioni conservatrici e i tentativi di negare identità. Insomma, ci posizioniamo radicalmente di fronte a quelle persone che usano il femminismo come arma contro le persone LGTBI: queste persone sono complici necessarie delle polluzioni notturne del patriarcato che ci vuole le une contro le altre. E niente potrebbe essere più lontano dalla verità: insieme siamo sempre più forti. Non possiamo e non vogliamo scegliere: siamo femministe e siamo LGTBI.”
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