Una recensione facile e difficile

Io e Jiska Ristori, la psicologa del centro di affermazione di genere dell’ospedale di Careggi di Firenze (io lo chiamo di “affermazione” ma ufficialmente si chiama ancora di “incongruenza”), ci sentiamo generalmente alle ore più improbabili: di solito alle 7 del mattino. Io le scrivo alle 7 di un giorno e lei mi risponde alle 7 di un altro giorno. E viceversa. Da un po’ di tempo i nostri scambi riguardavano anche il libro che doveva uscire scritto da lei e da Alessandra Fisher dal titolo “Atlante del Genere” e che poi è effettivamente uscito.

“Te lo spedisco” “No, me lo vengo a prendere” “No, non vengo più!” “Dallo al mio ex marito” “Lascialo al tuo ex marito!”

Finalmente ci siamo affidate alla casa editrice che molto rapidamente me lo ha fatto arrivare.

Ieri l’ho trovato nella cassetta della posta. L’ho aperto e devo dire che ho trovato un libro davvero molto differente da ciò che mi aspettavo.

È bello esteticamente: bello da toccare, con una carta colorata e consistente che ti fa piacere tenere in mano. Sembrerà una sciocchezza ma per me è una cosa molto importante.

È semplice da leggere. Ieri l’ho aperto e, mentre i miei figli cucinavano, l’ho letto. Tutto.

Il libro parla direttamente alle persone. Sembra che voglia parlare alle persone giovani, ma in realtà, secondo me, vuole parlare a quelle più grandi. Perché le persone giovani tante cose le sanno.

Parla in maniera semplice e diretta e spiega che cosa sia l’identità sessuale in tutte le sue sfaccettature.

Le pagine di sinistra del libro sono dedicate ai falsi miti da sfatare che vengono appunto sfatati in maniera chiara nelle pagine di destra attraverso anche delle mappe molto semplici che sottolineano le parole chiave per capire e seguire i discorsi.

Ma la cosa più importante è che il libro affronta tutta la questione da un punto di vista sociale. Non si sente nemmeno per un secondo la colpevolizzazione o patologizzazione della persona trans. Emerge invece la necessità che vengano colmati quei vuoti di conoscenza che fanno sì che le persone trans possano non stare bene. Questo senza sottovalutare le oggettive difficoltà che ogni persona può avere rispetto al proprio corpo soprattutto nel periodo dell’adolescenza.

Non solo.

Il libro inizia con una sorta di messaggio/poesiola che gioca con la parola “genus-generis” come radice di infinite parole: genitori, generati, generale, generalessa, generalmente, generoso ecc. L’autore è Mario Maggi, professore di endocrinologia dell’Università di Firenze.

Come seconda cosa troviamo una lettera indirizzata a bambini e bambine di Vittorio Lingiardi, professore di psicologia dinamica de “La Sapienza” di Roma. Invita bambini e bambine a partire per questo viaggio bellissimo e si rivolge poi a genitori, genitrici, nonne, nonni, parenti, amici, amiche, insegnanti ecc…. dicendo loro di accogliere e accompagnare, di imparare, di capire. Ricorda loro come capire le giovani persone aiuta anche noi grandi a vivere meglio nel mondo.

 

Insomma: questo piccolo libro colorato e facile è una cosa bella.

Quindi perché scrivo il titolo “facile e difficile”?

Scrivo facile per tutti i motivi elencati sopra. E scrivo difficile per quanto sto per dire.

Mi voglio rivolgere direttamente a Ristori, Fisher, Maggi e Lingiardi, come loro si sono rivolti direttamente a noi.

“Carissimi e carissime,

Vi ricordate il nostro primo incontro a Careggi nel 2017 con le prime famiglie che io avevo raccolto intorno al mio blog? Eravamo tutti alle prime armi. Noi famiglie eravamo spaventate e voi credevate ancora che andassero fatte delle diagnosi. Voi dicevate che i nostri figlie e le nostre figlie dovevano necessariamente mostrare una sofferenza, noi dicevamo che erano bambini e bambine felici ma non per questo meno gender variant o transgender – come poi il tempo ci ha dimostrato. Piano piano ognuno nel suo spazio ha continuato a imparare e costruire e a ottenere risultati importanti. È stato un mattoncino sopra l’altro con chi lavorava dietro e chi davanti. Oggi per me ritrovarvi in questo libro a sostenere quello che in effetti, se posso dirlo, io sostenevo ancora prima di voi è molto bello: la totale e bellissima naturalità dei nostri figli e delle nostre figlie. Per un attimo mi è quasi sembrato di non essere in Italia.

Come voi ci invitate e capire, imparare e accompagnare io invito voi a farci sentire meno soli e sole (e questo libro è già un bel passo!). Vi invito a prendete posizione pubblicamente almeno di fronte alle cose più eclatanti – tipo affossamento ddl Zan. Vi invito a parlare di più con L’Istituto Superiore di Sanità perché capisca che bisogna parlare anche di infanzia quando si parla di identità, proprio come fate nel libro. Vi invito a dire quanto dite nel libro non solo a noi ma alle scuole, ai pediatri e alle pediatre, ai vostri parenti, a chi lavora nel bar dove prendete il caffè la mattina, alle regioni con cui collaborate. Vi invito a parlare più di formazione e meno di “cura”. Vi invito a partecipare non solo ai congressi ma agli incontri delle persone comuni che vivono sulla loro pelle non il problema della loro identità ma il problema che la società ha con la loro identità. Vi invito a chiedere a gran voce che vengano migliorati i servizi negli ambulatori di affermazione di genere non solo perché le giovani persone trans non arrivino a farsi del male ma anche perché le persone che lavorano lì possano lavorare bene. Vi invito a ricordare al personale non medico di rispettare nome e genere di elezione quando le persone vengono in visita.

Vi invito a parlare di più, sempre, a voce alta.

Invito anche voi a essere più coraggiosi anche fuori dalle zone protette, come dobbiamo esserlo noi. 

Carissimi e carissime,

voglio ringraziare in particolare Jiska e Alessandra e le voglio ringraziare da amica, perché, anche se a volte sono stata pesante, loro sono sempre state presenti in qualsiasi momento dal 2016 a oggi. E lo sono state fidandosi sempre di me e accogliendo ogni richiesta di aiuto per chiunque me la abbia chiesta! Io ricordo benissimo le prime conversazioni tra noi e vedo in maniera plastica davanti ai miei occhi l’immenso lavoro che queste due donne hanno fatto per sviluppare un approccio diverso a una realtà che 6 anni fa era ritenuta essere una cosa ben diversa. Voglio sottolineare anche che lo hanno fatto in un Paese in cui le donne fanno fatica a essere ascoltate, e lo hanno fatto correndo tra lavoro e figli molto piccoli con tutte le difficoltà che ogni madre italiana conosce bene.  A volte ci siamo scontrate, ma senza mai perderci perché abbiamo un obiettivo comune e quella è la cosa che conta. 

Grazie, Jiska e Alessandra, per questo libro. Non è solo un libro ma un segnale importante. Una esposizione seria. Una presa di posizione in un paese in cui nessuno prende posizioni su questo argomento. Mi auguro che riusciate sempre di più a fare bene il vostro lavoro, che vi vengano messi a disposizione i mezzi necessari per farlo, che questo libro vi avvicini alle persone per poter lavorare insieme al cambiamento tanto urgente quanto necessario”

 

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